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Sul presidio di ieri a Pisa

NESSUN TIPO DI C.I.E. IN TOSCANA, CHIUSURA DEI C.I.E. GIÀ ESISTENTI IN ITALIA, queste le parole d’ordine del presidio tenutosi ieri in Piazza XX settembre (davanti al Comune di Pisa). Ad organizzare la iniziativa, la Rete Toscana NoCie, presenti anche gli anarchici del gruppo Kronstadt, i Cobas e lo sportello immigrati Usb. Nei giorni scorsi, una delegazione della rete oscana era stata ricevuta dai capigruppo in consiglio comunale ai quali hanno consegnato il dossier di Toscana NO CIE,  il testo della petizione popolare (a Pisa sono centinaia le firme raccolte). Ai consiglieri è stata chiesta una posizione netta contro l’apertura di un CIE in Toscana che costituirebbe un ostacolo per il governo centrale. Nella occasione, la rete no cie ha preso posizione a proposito della proposta di piccoli CIE umanitari come formulata in campagna elettorale di Enrico Rossi, poichè i presupposti costituzionali, giuridici e i diritti fondamentali dell’uomo sono violati dall’attuale normativa sull’immigrazione ed in particolare dai Centri di Identificazione ed Espulsione che sono per altro di esclusiva competenza del Ministero degli Interni e dei suoi uffici periferici. I apigruppo si sono dichiarati favorevoli a portare in discussione l’argomento dei CIE in uno dei primissimi consigli comunali alla ripresa delle attività dopo la pausa estiva,la presidente ha anche ipotizzato di discutere l’argomento in sede più ampia coinvolgendo anche gli eletti alla Provincia di Pisa.  Sotto il volantino distribuito al presidio

Con una lettera inviata alla Regione Toscana, il ministro degli Interni Maroni ha sciolto le ultime riserve sulla costruzione di un C.I.E. In Toscana: si farà a Campi Bisenzio, vicino a Firenze, con la disponibilità di possibili alternative in merito al luogo prescelto.

Le dichiarazioni del ministro sgomberano il campo da ogni possibile ulteriore dubbio e, al tempo stesso, indicano l’impossibilità che in Toscana ci sia un C.I.E. “umanitario”, come il centro sinistra continua allegramente a proporre.

Di C.I.E.  “umanitario”, da ultimo, ha parlato anche Chini, sindaco di Campi Bisenzio, il quale, rispetto al presidente della Regione Rossi, si è espresso, se non altro, in modo appassionato, aggiungendo, comunque, che il luogo prescelto è inadatto per motivi di tutela ambientale.

Ma cosa sono i C.I.E.? Sono Centri di Identificazione e Espulsione di immigrati privi di permesso di soggiorno (gravissima “colpa”!), rinchiusi lì dentro in attesa di rimpatrio in Paesi dai quali sono fuggiti per motivi di guerre, fame, persecuzione politica e dove, ritornando, rischiano perfino la pena di morte.

Centri, in cui si va a finire per provvedimento prefettizio, senza un vero e proprio intervento del giudice, e dove si è trattati come in campi di concentramento, nell’abbandono più totale, senza il minimo rispetto delle norme igienico-sanitarie, riempiti di botte, violentati e anche stuprati, torturati: queste circostanze sono ormai di dominio pubblico, come risulta da un dossier di “Medici senza Frontiere”, l’associazione che vi ha accesso per i suoi compiti assistenziali.

Nella completa, o quasi, indifferenza, con cui ci rapportiamo a questa realtà, a quei dannati non resta altra via che quella della protesta, della rivolta, come frequentemente è accaduto, anche alcuni giorni fa nei C.I.E. di Gradisca in Friuli, di Milano, di Trapani, di Torino, con tentativi di fuga, che il più delle volte falliscono, e con rappresaglie gravemente punitive una volta ristabilita la “pace”.

È questa la “civiltà” nella quale ci è dato di vivere, una “civiltà” instaurata già nel 1998 con la legge detta Turco-Napolitano durante il governo di centro sinistra 1996-2001, la quale istituì i C.P.T.  (Centri di Permanenza Temporanea, che prevedevano una detenzione di un mese e non erano certo una realtà di sinistra e che nel 2003, durante il governo di destra 2001-2006, subirono una svolta ancora più feroce e un prolungamento della detenzione fino a due mesi con la legge detta Bossi-Fini. Già, proprio lui, il bellimbusto che oggi blatera di diritti e legalità!).

Finché nel 2009 la legge Maroni, detta anche “pacchetto sicurezza” (sicurezza non dalle mafie, dai ladri di Stato, dai complotti contro la democrazia, dagli infortuni sul lavoro!), li ha chiamati C.I.E., aggravando ancora di più le condizioni di detenzione, prolungata fino a sei mesi.

La Toscana civile non può fare finta di niente rispetto all’invasione del suo territorio da parte del razzismo di Stato: le nostre tradizioni di civiltà non possono essere cancellate dalla barbarie di questo governo e del suo leghista ministro di polizia.

Del resto, l’amministrazione regionale precedente, quella di Martini, si era fermamente dichiarata contraria all’installazione sul nostro territorio di questi lager, i quali sono, sì, di competenza governativa (e quindi con nessuna possibilità che possano essere gestiti “umanitariamente”: ce lo vedete Maroni “umanitario”!), ma questo non obbliga il centro sinistra che amministra la Regione a accogliere il C.I.E., bensì lo deve spingere a opporvisi, in sintonia col sentimento della stragrande maggioranza dei cittadini toscani.

Per i quali ha senso solo una parola d’ordine: NESSUN TIPO DI C.I.E. IN TOSCANA,CHIUSURA DEI C.I.E. GIÀ ESISTENTI IN ITALIA!

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