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I centri di detenzione amministrativa in Italia

I centri di detenzione amministrativa,
denominati Centri di Permanenza Temporanea e Assistenza (CPTA) ed
oggi Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) sono stati
gradualmente istituiti in tutti i paesi dell’Unione Europea a partire
dagli accordi sul controllo dell’immigrazione di Schengen del 26
marzo del 1995. In Italia le prime strutture di detenzione
amministrativa sono state istituite nel 1998 dalla legge
sull’immigrazione Turco-Napolitano (art. 12 della legge 40/1998).

I CIE sono strutture detentive dove
vengono reclusi i cittadini stranieri sprovvisti di regolare titolo
di soggiorno. In base all’art. 14 del T.U. 286/1998, come
successivamente modificato dalla legge Bossi Fini (L 189/2002), il
trattenimento nei CPT veniva disposto dal Questore per un tempo di 30
giorni, prorogabile di altri 30: "quando non è possibile
eseguire con immediatezza l’espulsione mediante accompagnamento
alla frontiera ovvero il respingimento perché occorre procedere al
soccorso dello straniero, ad accertamenti supplementari in ordine
alla sua identità o nazionalità, ovvero all’acquisizione di
documenti per il viaggio, ovvero per l’indisponibilità di vettore
o altro mezzo di trasporto idoneo". In base alle nuove norme
contenute nel pacchetto sicurezza, ovvero nel decreto 733/08
trasformato in legge i detenuti e le detenute possono essere
trattenute fino a un massimo di 6 mesi consecutivi. Anche i cittadini
comunitari colpiti da decreto di allontanamento per motivi di ordine
pubblico o di "reati contro la moralità pubblica ed il
buoncostume" possono essere detenuti nei CIE fino a 15 giorni in
attesa del loro allontanamento coatto dal territorio dello Stato. La
detenzione viene decisa per via amministrativa dal Questore e
convalidata praticamente in maniera automatica da un giudice
monocratico, spesso scelto all’interno degli uffici dei giudici di
pace o tra i funzionari delle Prefetture che convalida
automaticamente il fermo. Al detenuto non è di fatto consentita una
difesa e viene demandata ad un ricorso da presentare, con molte
difficoltà, durante la detenzione. Lo stesso vale per la procedura
di espulsione forzata contro la quale il ricorso è ammesso solamente
dopo che essa è avvenuta.

La sorveglianza dei CIE è affidata alle forze di polizia che
possono intervenire in ogni momento all’esterno ed all’interno dei
centri. In alcuni casi le forze dei polizia sono state sostituite
dall’esercito nei compiti di sorveglianza e repressione (Bologna,
Modena, Cagliari). Nonostante i cittadini stranieri si trovino
all’interno dei CIE con lo status di trattenuti o ospiti, la loro
permanenza nella struttura corrisponde di fatto ad una detenzione, in
quanto sono privati della libertà personale e sono sottoposti ad un
regime di coercizione che, tra le altre cose, impedisce
arbitrariamente loro di ricevere visite e rende molto difficile far
valere il fondamentale diritto alla difesa legale. Le strutture
presentano tutti gli aspetti di un luogo di detenzione: stanze con
porte blindate, blocchi, cancelli, grate, videosorveglianza. Nel
corso degli ultimi 11 anni di funzionamento di queste strutture sono
stati numerosi gli episodi di violenza nei confronti dei detenuti e
delle detenute da parte degli operatori civili e delle forze di
polizia. E’stato denunciato in tutti i centri l’uso di psicofarmaci e
di metodi lesivi della dignità umana per controllare i detenuti.
Molte persone sono morte durante la detenzione e altre sono state
gravemente ferite per le percosse ricevute e successivamente
arrestate e trasferite in carcere con pesanti condanne in seguito a
rivolte e proteste.

I CIE inaugurano in Italia lo stato della
detenzione amministrativa, sottoponendo a regime di privazione della
libertà personale individui che hanno violato una disposizione
amministrativa, come quella del necessario possesso di permesso di
soggiorno, violazione che non è equiparata a reato. Ad
amministratori di enti pubblici, giornalisti, operatori di
organizzazioni per i diritti dell’uomo e garanti per i diritti
delle persone detenute è vietato l’accesso ai CIE. Solo deputati e
senatori, previa autorizzazione prefettizia, possono visitare i
CIE.

Nel 2002, il Ministero dell’Interno, attraverso il
Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, ha dettato
delle linee guida comuni per uniformare le condizioni di accoglienza
nei diversi Centri di permanenza. Le convenzioni tipo chiariscono la
tipologia dei servizi che devono essere garantiti nei centri, i
contingenti minimi di personale e l’entità dei servizi di assistenza
sanitaria. Viene individuato un Ente gestore sulla base di una
trattativa privata. E’ compito del Prefetto valutare la competenza,
la professionalità e l’offerta economica di enti pubblici o privati
che si propongono di gestire i CIE.
La manutenzione della
struttura e degli impianti è demandata ad un soggetto terzo.
La
ristorazione puoí essere o meno affidata ad una società di catering
esterna.
La convenzione ha durata biennale rinnovabile ed è
compito della Prefettura vigilare affinché siano rispettati tutti i
termini della convenzione.
Il governo ha appena stanziato 30
milioni di euro per la costruzione di 10 nuovi Cie. L’obiettivo è
avere un centro in ogni Regione. Per costruire i nuovi Cie e
ristrutturare quelli esistenti il costo stimato è di 233 milioni di
euro dal 2008 al 2010. I costi per la permanenza degli stranieri nei
Centri sono stimati in 300 milioni di euro dal 2008 al 2010 più 93
milioni a partire dal 2011. Il numero dei posti passerà dagli
attuali 1.219 a 4.640, ma il limite della detenzione salirà da 60
giorni a 18 mesi. Con il conseguente rischio che la disponibilità
dei posti si esaurisca presto, dato che il 40% circa dei migranti
trattenuti nei Cie non viene rimpatriato, secondo il Rapporto De
Mistura (Commissario ONU nominato dal governo Amato) del 2007, che
sostiene: “su ogni 10 trattenuti in media 6 vengono successivamente
espulsi con accompagnamento alla frontiera”.

Sempre secondo
il Rapporto De Mistura, tra il 2005 e il 2006 sono stati detenuti nei
CIE (che allora si chiamavano CPT) circa 22.000 migranti senza
documenti. Di questi, il 60% circa sono stati rimpatriati. Il totale
delle espulsioni effettive, con accompagnamento alla frontiera,
eseguite nel 2006 sono state 12.562. Lo stesso rapporto stimava, alla
fine del 2006 la presenza di 300.000 cittadini stranieri senza
documenti presenti sul territorio italiano. Con il prolungamento del
limite di trattenimento nei CIE a 6 mesi, la relazione tecnica del
disegno di legge 733 stima una durata media del trattenimento di
circa 150 giorni a testa. Il costo del trattenimento nei CIE è di
circa 50 euro al giorno pro capite. La detenzione di tutti i migranti
senza documenti promessa dal governo Berlusconi costerebbe, dati alla
mano, 2 miliardi e 250 milioni di euro, senza considerare le spese
per la convalida del trattenimento e le spese effettive per il volo
di rimpatrio.
In Italia esistono attualmente tre tipi di strutture
con diversi livelli di detenzione e controllo che vanno dall’obbligo
di dimora alla detenzione per i migranti e richiedenti asilo. Le
prime due sono quelle dei cosiddetti Centri di accoglienza (CDA-CPSA)
e dei Centri di accoglienza per i richiedenti asilo (CARA), la terza
è quella degli ex CPTA oggi CIE.

Lista dei centri e dei
relativi enti gestori

I CDA servono al primo soccorso e a
un’accoglienza limitata al tempo necessario per l’identificazione dei
migranti sbarcati e il successivo trasferimento nei CARA o nei CIE,
le persone vengono comunque trattenute e non possono uscire dal
perimetro senza autorizzazione. I CDA attualmente operativi sono 10,
in alcuni casi sono strutture diverse dai Centri di detenzione in
altri casi sono situate in una parte del perimetro dei Centri di
detenzione.

Agrigento,
Lampedusa – 804 posti
Bari Palese, area areoportuale – 744
posti
Brindisi, Restinco– 180 posti
Cagliari, Elmas – 200
posti
Caltanissetta, Contrada Pian del Lago – 360 posti
Crotone,
località Sant’Anna – 1202 posti
Foggia, Borgo Mezzanone –
342 posti –
Gorizia, Gradisca d’Isonzo – 112 posti
Siracusa,
Cassibile – 200 posti
Trapani, Pantelleria – 25 posti

I
Centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) ospitano solo i
profughi sbarcati in Italia che chiedono asilo politico, o comunque i
richiedenti asilo politico privi di documenti di identità, in attesa
del riconoscimento del loro status di rifugiato o di protezione
internazionale, che viene deciso dalle Commissioni territoriali. Le
Commissioni territoriali incaricate di decidere sulle richieste di
asilo sono attualmente 10, a Gorizia, Milano, Torino, Roma, Caserta,
Foggia, Bari, Crotone, Trapani e Siracusa.

I centri
attualmente operativi sono sei:

Caltanissetta, Contrada Pian
del Lago – 96 posti.
Crotone, località Sant’Anna – 256
posti.
Foggia, Borgo Mezzanone – 198 posti.
Gorizia,
Gradisca d’Isonzo – 150 posti.
Milano, via Corelli – 20
posti.
Trapani, Salina Grande – 260 posti

A questi, si
sono aggiunti molti altri centri aperti con l’emergenza dei numerosi
sbarchi del 2008. Questi centri sono gestiti tanto da confraternite
religiose e da organizzazioni legate al privato sociale. Non sono
assolutamente sufficenti a garantire una assistenza dignitosa ai ed
alle richiedenti asilo ed ai rifugiati e rifugiate ed inoltre
esercitano spesso una funzione di controllo nei confronti degli
ospiti.

I centri di detenzione attualmente operativi sono
sedici, per una capienza di circa 1400 posti:

Gorizia,
Gradisca d’Isonzo – 136 posti. Gestione Consorzio di Cooperative
Connecting People – Cooperativa Minerva

Milano, Via Corelli –
112 posti. Gestione: Croce Rossa (resp. capitano
Cappelletti)

Torino, Corso Brunelleschi – – 92 posti.
Gestione: Croce Rossa

Bologna, Caserma Chiarini – 95 posti.
Gestione: Misericordia di Modena

Modena, Località Sant’Anna
– 60 posti. Gestione: Misericordia di Modena

Roma, Ponte
Galeria – 300 posti. Gestione: Croce Rossa (resp. capitano
Bomba)

Bari San Paolo – Gestione: Croce Rossa

Brindisi,
Restinco- Gestione: Associazione “Fiamme d’argento” (composta
da ex carabinieri)

Catanzaro, Lamezia Terme – 75 posti.
Gestione: Coop. Malgrado Tutto

Crotone, Sant’Anna,
Gestione: Misericordia

Caltanissetta, Contrada Pian del Lago –
96 posti gestione Cooperativa Albatros

Trapani, Serraino
Vulpitta – 57 posti. Gestione: Coop. Insieme,

Ragusa via
Napoleone Colajanni, Gestione: Croce Rossa

Agrigento, San
Benedetto, Gestione: Misericordia di Realmonte e San Biagio Platani

Lampedusa, Gestione: Misericordia – Responsabile: Claudio
Scalia –

Cagliari, Elmas – Gestione Croce rossa

Inoltre
sono in fase di progetto i CIE in altre dieci località in Italia, in
particolare:

Toscana: Sono fino ad ora state individuate due
aree, una nell’area del ministero della Difesa a Campi Bisenzio,
nella zona dell’Indicatore, e l’altra nell’area dell’aeroporto
militare di Grosseto.
Veneto: Verona
Marche: Ancona e
Falconara Marittima
Abruzzo: Vasto
Campania: Caserta


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