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Presidio sotto la Regione

VENERDI’ 23 APRILE ORE 15.00 > PRESIDIO NO CIE SOTTO LA REGIONE (Via Cavour)

Venerdì 23 Aprile dalle ore 15.30, in occasione del primo consiglio regionale e della presentazione della nuova giunta regionale voluta dal governatore Rossi, saremo presenti con un presidio in via Cavour per ribadire la nostra opposizione alla costruzione di un CIE (Centro di identificazione ed espulsione) in Toscana. Quanto accade quotidianamente nei CIE di tutta Italia con violenze, abusi, pessime condizioni igienico-sanitarie, utilizzo massiccio di psicofarmaci, ci conferma – se ce ne fosse bisogno – che non ci sono CIE "umani". Non esistono e non potranno esistere luoghi di detenzione adatti ed accoglienti per persone che non hanno commesso alcun crimine e destinate comunque all’espulsione. L’unico CIE "buono" è quello chiuso.

Fermiamolo in Toscana, chiudiamoli ovunque

Posted in Iniziative.


Al Cie oltre la metà è vittima della crisi

Mar, 13/04/2010 – 14:05
fonte http://bologna.repubblica.it

Al Cie oltre la metà è vittima della crisi

Visita di due parlamentari del Pd nell’ex centro di permanenza temporanea
di via Mattei

di ALESSANDRO CORI

Nell’ultimo anno più della metà degli immigrati che sono finiti al Cie
(Centro d’ identificazione ed espulsione), l’ ex Cpt, sono vittime della
crisi economica, della perdita del lavoro. Non avendo più un reddito anche
il loro permesso di soggiorno viene meno e così diventano irregolari.
Pronti per essere espulsi. La denuncia arriva da due parlamentari del Pd,
Rita Ghedini e Donata Lenzi, che ieri insieme alla Garante delle persone
private della libertà personale del Comune, Desi Bruno, hanno visitato il
Cie di via Mattei. Nella struttura vivono 83 persone, 50 uomini e 33 donne,
con un tempo medio di permanenza di 33 giorni. «Ma non mancano casi che
arrivano al limite dei sei mesi», spiega Ghedini.
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Report dal cie di Via Corelli a Milano

Lo sciopero della fame continua,
si mantiene e torna ad estendersi.
Questa in estrema sintesi la situazione
così come descritto dalla lettera scritta dai prigionieri in lotta
riportata in allegato:

Sezione maschile: 14
Sezione trans: 10
Sezione donne: 10
(lo sciopero tra le donne era stato interrotto dopo che
Ingrid era stata deportata per rappresaglia ma è ripreso nel fine
settimana)

La situazione dentro è ovviamente molto dura. Anche se lo sciopero della
fame è a staffetta si tratta di uno sciopero reale e, soprattutto tra gli
uomini dove ha mantenuto una maggiore costanza, molti prigionieri hanno
perso in media da 5 a 9 kg. Rimangono molto determinati, ma sempre più
deboli fisicamente e hanno bisogno che il sostengo alla loro lotta cresca,
sia a livello di informazione che di appoggio pratico.

Da parte loro i detenuti in lotta hanno deciso di scrivere una lettera da
far girare nel movimento antirazzista e da rivolgere ai media.

Da parte nostra, come sempre cerchiamo di esserne i megafono e rinnoviamo
l’appello, ormai permanente, a dare tutto il sostegno materiale possibile
a questa battaglia, rilanciando con forza la campagna di consegna di bevande
(e frutta) che è giunta ormai alla sua nona puntata.

comitato antirazzista milanese

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Ponte Galeria. Cronaca di una rivolta

di Anna Pizzo, fonte carta.org
[30 Marzo 2010]

Cronaca dell’ennesima rivolta al Cie di Ponte Galeria. Quella di questa notte è stata la terza protesta in poco più di due settimane

Questa mattina verso le dieci sono andata al Cie di Ponte Galeria ben consapevole che non mi avrebbero lasciata entrare. Così è stato dopo che nel Centro di identificazione ed espulsione si era verificata una protesta dei reclusi nel reparto maschile.
Ho chiesto chiesto al direttore del Cie, da circa un mese gestito dalla società Auxilium [La Cascina] di poter conoscere la sua versione e il direttore è uscito per non più di cinque minuti e mi ha raccontato che il Cie è senza luce e senza acqua dal momento che nel corso della rivolta sono stati strappati dal muro i fili elettrici e spaccati i tubi dell’acqua. Ha aggiunto che l’ultima volta era successo alla fine della scorsa settimana quando una analoga, seppure di più modeste proporzioni, rivolta, si era verificata. Continued…

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Incontro con Joy al Cie di Ponte Galeria

di Anna Pizzo, fonte carta.org
[23 Marzo 2010]

Visita nel Cie di Ponte Galeria a Roma, dove è rinchiusa Joy. Una giovane nigeriana vittima della tratta e di un tentato stupro nel Cie di via Corelli a Milano, rinchiusa sei mesi in carcere dopo una rivolta nel Cie e rinchiusa di nuovo in un Cie.

Al Cie di Ponte Galeria a Roma stamattina ho finalmente incontrato Joy. Negli scampoli di questa consiliatura, e dopo non poche fatiche, finalmente sono riuscita a entrare di nuovo al Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, nel quale sono molte volte andata in questi cinque anni ma che ultimamente sembrava diventato off limit. Troppi e troppo lenti i controlli, troppi i passaggi burocratici e sempre una «buona» ragione per rinviare: una volta la visita del console nigeriano, la seconda la mancanza della luce, la terza una protesta dei reclusi, la quarta un fantomatico permesso dal ministero che non arriva. Per una ragione o per l’altra, una prerogativa dei consiglieri regionali, fin qui grossomodo rispettata, rischiava di saltare. Finalmente questa mattina il sopralluogo si è potuto fare.
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Ponte Galeria, un sabato pomeriggio di rivolta

Roma – Un sabato agitato quello del Centro di
identificazione ed espulsione (Cie) di Ponte Galeria! I migranti
rinchiusi in una delle nostrane galere etniche sono tornati a
ribellarsi, a protestare contro le assurde loro condizioni di vita,
contro la soppressione coatta della loro libertà.

Ritroviamo anche nella piccola sommossa di ieri elementi che ci
confermano, certo non univocamente, come le proteste migranti dentro i
Cie abbiano, soprattutto nell’ultimo anno, nonostante i livelli diversi
da città a città, compiuto passi avanti nella costruzione e nella
conduzione delle proteste. Il riot collettivo e la relazione con
l’esterno tramite le radio di movimento piuttosto che l’autolesionismo
individuale e l’impasse solitario. Due aspetti che hanno, nella
specificità della rivolta ma anche più generalmente, la loro importanza:
la comunicazione oltre i muri attraverso l’espressione della rabbia
covata, la narrazione di destini nefasti attraverso le radio,
l’interazione con il fuori solidale. Continued…

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Silenzio Assordante

da radio onda rossa, 5 marzo 2010

Ascolta la prima parte della trasmissione
Ascolta la seconda parte della trasmissione
Nella prima parte della trasmissione:
Notizie sulla settimana di lotte all'interno dei Cie, iniziata nella notte
tra domenica e lunedì primo marzo. Proprio mentre fuori si svolgevano le
mobilitazioni contro il razzismo e lo sfruttamento del lavoro migrante,
nel Cie di Ponte Galeria si insediavano i nuovi gestori e scoppiava la
rivolta.
Subito dopo, il 3 marzo, i reclusi del Cie di Milano hanno iniziato uno
sciopero della fame che si è esteso immediatamente ai Cie di Torino,
Bologna, Gradisca e Roma.
Un compagno del comitato antirazzista milanese racconta il presidio che si
è svolto oggi pomeriggio davanti al Cie di via Corelli a Milano, per
sostenere i reclusi e le recluse in sciopero della fame, facendo arrivare
dentro delle bevande che non siano "dopate", a differenza di quelle
somministrate dai gestori del centro.
Ascolta la corrispondenza 
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Siamo stanchi di non vivere bene

da http://www.autistici.org/macerie/?p=25053
4 marzo 2010

"Siamo stanchi di non vivere bene. Viviamo come topi. La roba da mangiare
fa schifo. Viviamo come carcerati ma non siamo detenuti. I tempi di
detenzione sono extra lunghi perché 6 mesi per identificare una persona
sono troppi. Siamo vittime della Bossi Fini. C’è gente che ha fatto una
vita in Italia e che ha figli qua, gente che ha fatto la scuola qui e che
è cresciuta qui. Non è giusto. Non siamo delinquenti.
L’80 per cento di noi ha lavorato anni per la società italiana e si è
fatta il culo. I veri criminali non ci sono qui. Una settimana fa uno di
noi ha cercato di suicidarsi. Poi sono arrivati i poliziotti coiLeggi tutto su macerie manganelli per picchiarci come criminali o animali. Siamo stanchi di questa vita.
Vogliamo essere liberi come dei gabbiani e volare. Però sei mesi sono
troppi per un’identificazione, qui è peggio, peggio della galera. La gente
uscita dal carcere viene riportata qui altri sei mesi dopo che ha pagato
la sua pena, non è giusto. La gente che ha avuto asilo politico dalla
Svizzera o da altri stati in Europa e del mondo qui in Italia non li accettano, non è giusto. I motivi dello sciopero è che i tempi sono troppo lunghi e
abbiamo paura perché due di noi sono morti dopo che sono stati espulsi
altri sono pazzi e noi non sappiamo cosa fanno loro dopo l’espulsione, e
per andare ti fanno le punture e diventi pazzo, alcuni muoiono. Entrando
qui eravamo tutti sani e poi usciamo che siamo pazzi. Inoltre rimarremo in
sciopero fino a che non fanno qualcosa per quelli arrestati di Torino che
hanno fatto tante cose per noi e che ora son in carcere. Come scrive Dante
il grande poeta Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non
dimandare".


Questo è il comunicato che i reclusi nel Cie di via Corelli a Milano hanno
scritto ieri per rivendicare il loro sciopero della fame. Leggi tutto su macerie

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Sempre più vicini alla costruzione del Cie in Toscana


Siamo sempre più vicini alla
costruzione di un Cie anche sul territorio toscano. Maroni
rispondendo al question time alla Camera, il 27 gennaio scorso, ha
dichiarato che entro il 2010, dopo le elezioni regionali, anche in
Toscana diventerà operativo il Centro di identificazione ed
espulsione dei migranti clandestini. Si è già concluso, ha poi
spiegato Maroni, il lavoro di individuazione dei siti da parte degli
esperti del Viminale. Preso atto di una decisione del governo che
comunque li scavalca, anche i nostri democratici politici locali,
fanno buon viso a cattivo gioco, facendo dei Cie l’ennesimo punto
di una campagna elettorale, megafono di un programma capace solo di
inseguire le politiche xenofobe della maggioranza, in tema di
sicurezza. Continued…

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Esplode la rivolta a Ponte Galeria

da http://roma.indymedia.org

Senza riscaldamenti e senza acqua calda: questo è l’inverno in gabbia tra
le sbarre e il cemento del Cie Ponte Galeria a Roma.
Due mesi interi senza assistenza sanitaria, ma i potenti sedativi – la
"terapia quotidiana" che viene somministrata ai reclusi – curano
perfettamente la sofferenza. «Diamo fondo alle scorte, dal 1° marzo
finiscono i giochi» – questa è stata la strategia degli operatori della
Croce Rossa negli ultimi giorni della loro gestione.
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